IRCCS "Don Carlo Gnocchi"

6.8

La struttura

Questa struttura risulta nel suo complesso buona e nell'ultimo periodo la sua valutazione è stabile.

E' un ospedale piccolo e questo è generalmente negativo perché le strutture troppo piccole non sono sempre in grado di sostenere i costi delle professionalità e delle tecnologie necessarie a garantire il massimo livello di efficienza e sicurezza.

E' un ospedale specializzato che gestisce molti pazienti in reparti specializzati.

10 Recensioni (non influenzano il voto)

Pessima esperienza! Le due settimane in regime privato sono state una presa di giro ...fisioterapia incostante e logopedia quasi inesistente. Le dimissioni sono state lasciate sopra il bancone ...senza spiegazioni e saluti. Se una persona si rivolge a una struttura privata spera quantomeno di ricevere attenzioni e cure adeguate!
Pessima esperienza! Le due settimane in regime privato sono state una presa di giro ...fisioterapia incostante e logopedia quasi inesistente. Le dimissioni sono state lasciate sopra il bancone ...senza spiegazioni e saluti. Se una persona si rivolge a una struttura privata spera quantomeno di ricevere attenzioni e cure adeguate!
Riferito al reparto di RECUPERO E RIABILITAZIONE FUNZIONALE

Talvolta, nella vita di un uomo accadono eventi imponderabili. A mio marito è occorso un incidente motociclistico gravissimo il giorno prima del suo compleanno, 24 luglio In breve quaranta giorni con prognosi riservata, in un coma ma, per tutti, precedente solo all’ultimo viaggio. Invece il miracolo, perché di questo si tratta, il risveglio tanto improvviso quanto veloce. Appunto un miracolo. A questo punto e siamo all’inizio di settembre, il trasferimento al Don Gnocchi, reparto Cod 75, ovvero il reparto degli scampati alla morte, ma con esiti motori e cognitivi gravissimi. Il reparto è coordinato da una giovane quanto capace dottoressa, Camilla Grifoni. La squadra è composta da medici molto preparati professionalmente e umanamente che collaborano con tutti gli operatori per aiutare il paziente e la famiglia.
L’atmosfera, ad un primo impatto, risulta quello di una caserma. Cosi l’ha vissuto mio marito, che comunque già dal secondo giorno ne ha riferito l’organizzazione, e la precisione teutonica, anzi meglio. La sveglia al mattino sempre alla stessa ora, poi la terapia da parte del personale infermieristico. Quindi la colazione, seguita dalla toilette personale, tanto precisa, quanto accurata. Per questo un riconoscimento a Lorenzo Longinotti, coordinatore infermieristico, per l’organizzazione del personale infermieristico e oss. Poi il lavoro di recupero psicofisico, condotto da una serie di operatori, tanto capaci, quanto moralmente ricchi. Una squadra di operatori che si sono presi cura di mio marito, la Dott.ssa Annamaria Romoli e Camilla Grifoni per la parte clinica, un fisioterapista di sicura e grande esperienza, Matteo, affiancato per altri compiti da una giovane quanto capace logopedista motivazionale. La solida ed esperta terapista occupazionale Caterina. I nomi sono così, vissuti da ‘amici’. Solo nomi propri usati sempre con cordialità, da tutti. Caterina terapista occupazionale dedicata insieme alla Dott.ssa Grifoni dell’uso del robot per la riabilitazione psicofisica. Mio marito rapidamente a proprio agio con il sistema di misurazione dei robot. E poi tanti video funzionali, per gli arti offesi, e qui riportati al centro dell’azione, sostanzialmente un recupero computerizzato, a tratti anche divertente. Un programma per il quale il Don Gnocchi risulta all’avanguardia in Italia.

Il mio ‘paziente’ mi ha chiarito tutti i passaggi, sostenuto dalla cordiale umanità di tutti gli operatori che ho personalmente riscontrata nei vari e ripetuti scambi di baci, abbracci, saluti in tutti i luoghi del reparto, dalla macchina del caffè, alla camera di degenza, ai laboratori medici.
Laboratori nei quali la Dott.ssa Romoli, oltre alla sua professionalità, operava con una personale simpatia, alla portata di pazienti e familiari.
Una citazione particolare per il Dottor Borsotti, l’uomo che cura la psiche dei malati, e dei familiari, come non citare gli incontri alla sua presenza coi familiari, i traumi duri come quello di mio marito, provano la sua psiche è quella dei familiari, d’altronde 45 giorni di coma con prognosi riservata, e poi oltre sei mesi di recupero fisico hanno un prezzo fisico e psichico da pagare.

Fortunatamente per mio marito, le cure e le attenzioni ricevute hanno compiuto la guarigione, e quindi il passaggio al reparto 56 , quello nel quale finisce, per molti la fase di recupero fisico.
Quindi si è aperta una fase di grande speranza. Subito il sistema di vita del reparto, tuttavia, è apparso meno attento di quello del 75, è molto meno preciso.
Gli orari molto approssimativi, le cure idem, e qui mio marito è stato colpito dal COVID. Alcuni giorni di febbre, e di isolamento, non solo medico, ma totale da tutti. Fino a scordarsi anche il vitto, per avere la cena due volte è occorsa una telefonata da fuori. Senza dubbio una sensibilità inferiore a quella del precedente reparto. Per fortuna, anche in questo reparto, funziona il recupero fisico, i miei “angeli’, la fisioterapista Monica, attenta sino alla camera di degenza, con attenzione al vitto, e poi i colleghi Paolo, Giovanni, e Arianna, preziosi nei giorni in cui occorreva.
Sia come sia, anche il recupero presso questo reparto è arrivato al suo epilogo, favorevole, e quindi passaggio automatico al reparto 26, ultimo grado della degenza e al Don Gnocchi. Umanamente, trattandosi della preparazione alla fine degenza, si aspettava un trattamento umano, molto caldo. Con l’ eccezione di due OSS Elena e Mary, meglio non parlare del resto. Se non una citazione particolare per i fisioterapisti. In testa Enrico, assistito nel pomeriggio dalla giovane Letizia, che ha svolto il lavoro di gruppo. Enrico, ha trattato sia il recupero fisico, che quello pratico, insegnando la gestione del malato, mio marito, negli ambienti familiari, necessariamente diversi da quelli ospedalieri. Quindi, e concludendo, una esperienza umana molto dura, con l’aiuto necessario, di personale medico, infermieristico e fisioterapico.
Ovviamente con le differenze avanti citate.
Un grazie al Prof Macchi primario del reparto e al Don Gnocchi, una realtà Fiorentina ai massimi livelli

Talvolta, nella vita di un uomo accadono eventi imponderabili. A mio marito è occorso un incidente motociclistico gravissimo il giorno prima del suo compleanno, 24 luglio In breve quaranta giorni con prognosi riservata, in un coma ma, per tutti, precedente solo all’ultimo viaggio. Invece il miracolo, perché di questo si tratta, il risveglio tanto improvviso quanto veloce. Appunto un miracolo. A questo punto e siamo all’inizio di settembre, il trasferimento al Don Gnocchi, reparto Cod 75, ovvero il reparto degli scampati alla morte, ma con esiti motori e cognitivi gravissimi. Il reparto è coordinato da una giovane quanto capace dottoressa, Camilla Grifoni. La squadra è composta da medici molto preparati professionalmente e umanamente che collaborano con tutti gli operatori per aiutare il paziente e la famiglia.
L’atmosfera, ad un primo impatto, risulta quello di una caserma. Cosi l’ha vissuto mio marito, che comunque già dal secondo giorno ne ha riferito l’organizzazione, e la precisione teutonica, anzi meglio. La sveglia al mattino sempre alla stessa ora, poi la terapia da parte del personale infermieristico. Quindi la colazione, seguita dalla toilette personale, tanto precisa, quanto accurata. Per questo un riconoscimento a Lorenzo Longinotti, coordinatore infermieristico, per l’organizzazione del personale infermieristico e oss. Poi il lavoro di recupero psicofisico, condotto da una serie di operatori, tanto capaci, quanto moralmente ricchi. Una squadra di operatori che si sono presi cura di mio marito, la Dott.ssa Annamaria Romoli e Camilla Grifoni per la parte clinica, un fisioterapista di sicura e grande esperienza, Matteo, affiancato per altri compiti da una giovane quanto capace logopedista motivazionale. La solida ed esperta terapista occupazionale Caterina. I nomi sono così, vissuti da ‘amici’. Solo nomi propri usati sempre con cordialità, da tutti. Caterina terapista occupazionale dedicata insieme alla Dott.ssa Grifoni dell’uso del robot per la riabilitazione psicofisica. Mio marito rapidamente a proprio agio con il sistema di misurazione dei robot. E poi tanti video funzionali, per gli arti offesi, e qui riportati al centro dell’azione, sostanzialmente un recupero computerizzato, a tratti anche divertente. Un programma per il quale il Don Gnocchi risulta all’avanguardia in Italia.

Il mio ‘paziente’ mi ha chiarito tutti i passaggi, sostenuto dalla cordiale umanità di tutti gli operatori che ho personalmente riscontrata nei vari e ripetuti scambi di baci, abbracci, saluti in tutti i luoghi del reparto, dalla macchina del caffè, alla camera di degenza, ai laboratori medici.
Laboratori nei quali la Dott.ssa Romoli, oltre alla sua professionalità, operava con una personale simpatia, alla portata di pazienti e familiari.
Una citazione particolare per il Dottor Borsotti, l’uomo che cura la psiche dei malati, e dei familiari, come non citare gli incontri alla sua presenza coi familiari, i traumi duri come quello di mio marito, provano la sua psiche è quella dei familiari, d’altronde 45 giorni di coma con prognosi riservata, e poi oltre sei mesi di recupero fisico hanno un prezzo fisico e psichico da pagare.

Fortunatamente per mio marito, le cure e le attenzioni ricevute hanno compiuto la guarigione, e quindi il passaggio al reparto 56 , quello nel quale finisce, per molti la fase di recupero fisico.
Quindi si è aperta una fase di grande speranza. Subito il sistema di vita del reparto, tuttavia, è apparso meno attento di quello del 75, è molto meno preciso.
Gli orari molto approssimativi, le cure idem, e qui mio marito è stato colpito dal COVID. Alcuni giorni di febbre, e di isolamento, non solo medico, ma totale da tutti. Fino a scordarsi anche il vitto, per avere la cena due volte è occorsa una telefonata da fuori. Senza dubbio una sensibilità inferiore a quella del precedente reparto. Per fortuna, anche in questo reparto, funziona il recupero fisico, i miei “angeli’, la fisioterapista Monica, attenta sino alla camera di degenza, con attenzione al vitto, e poi i colleghi Paolo, Giovanni, e Arianna, preziosi nei giorni in cui occorreva.
Sia come sia, anche il recupero presso questo reparto è arrivato al suo epilogo, favorevole, e quindi passaggio automatico al reparto 26, ultimo grado della degenza e al Don Gnocchi. Umanamente, trattandosi della preparazione alla fine degenza, si aspettava un trattamento umano, molto caldo. Con l’ eccezione di due OSS Elena e Mary, meglio non parlare del resto. Se non una citazione particolare per i fisioterapisti. In testa Enrico, assistito nel pomeriggio dalla giovane Letizia, che ha svolto il lavoro di gruppo. Enrico, ha trattato sia il recupero fisico, che quello pratico, insegnando la gestione del malato, mio marito, negli ambienti familiari, necessariamente diversi da quelli ospedalieri. Quindi, e concludendo, una esperienza umana molto dura, con l’aiuto necessario, di personale medico, infermieristico e fisioterapico.
Ovviamente con le differenze avanti citate.
Un grazie al Prof Macchi primario del reparto e al Don Gnocchi, una realtà Fiorentina ai massimi livelli
Riferito al reparto di RECUPERO E RIABILITAZIONE FUNZIONALE
Mi associo alle tantissime rassegne negative date all''IRCCS Son Carlo Gnocchi. Noi abbiamo portato nostro padre, recentemente operato al cuore, per la riabilitazione post operatoria. L''esperienza è stata devastate sia per mio padre sia per noi. Mio padre ha ricevuto, soprattutto dal personale ausiliare e ausiliare medico, un trattamento degradante sia come persona sia come paziente: linguaggio inappropriato e sfotto, succhi di frutta letteralmente scagliati da lontano come se si trattasse con appestati, chiamate disattese (non da tutto il personale ma da gran parte). Le visite erano ridotte, dicevano causa Covid nonostante il greenpass. a una sola volta a settimana escludendo i raccomandati che potevano ricevere visite a piacere (si vede che le raccomandazioni valgono più del vaccino). Medici incompetenti (mio padre è stato tenuto nella struttura a non far nulla nonostante avesse del liquido nei polmoni, che è stato poi estratto a Careggi.
Mi associo alle tantissime rassegne negative date all''IRCCS Son Carlo Gnocchi. Noi abbiamo portato nostro padre, recentemente operato al cuore, per la riabilitazione post operatoria. L''esperienza è stata devastate sia per mio padre sia per noi. Mio padre ha ricevuto, soprattutto dal personale ausiliare e ausiliare medico, un trattamento degradante sia come persona sia come paziente: linguaggio inappropriato e sfotto, succhi di frutta letteralmente scagliati da lontano come se si trattasse con appestati, chiamate disattese (non da tutto il personale ma da gran parte). Le visite erano ridotte, dicevano causa Covid nonostante il greenpass. a una sola volta a settimana escludendo i raccomandati che potevano ricevere visite a piacere (si vede che le raccomandazioni valgono più del vaccino). Medici incompetenti (mio padre è stato tenuto nella struttura a non far nulla nonostante avesse del liquido nei polmoni, che è stato poi estratto a Careggi.
Riferito al reparto di RECUPERO E RIABILITAZIONE FUNZIONALE
Disumani! Non portate i vostri genitori in questo posto di m***** usano violenza psicologica e non solo.... la struttura è bella ma il personale dalle infermiere ai medici sono delle bestie!!!! Da denuncia
Disumani! Non portate i vostri genitori in questo posto di m***** usano violenza psicologica e non solo.... la struttura è bella ma il personale dalle infermiere ai medici sono delle bestie!!!! Da denuncia
Riferito al reparto di RECUPERO E RIABILITAZIONE FUNZIONALE
Puoi suonare quanto vuoi il campanello, ma non arrivano ,mio padre stato anche 3 ore in attesa di un aiuto,scortesi,personale che non è presente .peccato che x via del covid non può passare nessun parente. Potrebbero avere un accortezza in più vista la situazione...
Puoi suonare quanto vuoi il campanello, ma non arrivano ,mio padre stato anche 3 ore in attesa di un aiuto,scortesi,personale che non è presente .peccato che x via del covid non può passare nessun parente. Potrebbero avere un accortezza in più vista la situazione...
Riferito al reparto di RECUPERO E RIABILITAZIONE FUNZIONALE
Pessima esperienza, personale all’accettazione scortese, personale OOSS e infermieri senza cura ne attenzione per il paziente. Persona anziana lasciata ore senza essere lavata dopo aver assunto lassativi. Niente aiuto per mangiare. Con il COVID non si può fare ovviamente visita ai parenti, quindi occhio non vede..... suocero anziano trattato malissimo. Piangeva al telefono perché aveva freddo e nessuno lo ascoltava.
Pessima esperienza, personale all’accettazione scortese, personale OOSS e infermieri senza cura ne attenzione per il paziente. Persona anziana lasciata ore senza essere lavata dopo aver assunto lassativi. Niente aiuto per mangiare. Con il COVID non si può fare ovviamente visita ai parenti, quindi occhio non vede..... suocero anziano trattato malissimo. Piangeva al telefono perché aveva freddo e nessuno lo ascoltava.
Riferito al reparto di RECUPERO E RIABILITAZIONE FUNZIONALE
State lontani da questa Struttura se potete.
State lontani da questa Struttura se potete.
Riferito al reparto di RECUPERO E RIABILITAZIONE FUNZIONALE
Codice 56 riabilitazione neuromotoria il peggio del peggio. Dire che i medici sono scortesi e maleducati è un complimento. Addirittura durante un colloquio mi hanno pesantemente offesa. Ho ascoltato delle cose che neanche lontanamente mi sarei immaginata di ascoltare da un medico verso un parente di una persona ricoverata. Il menefreghismo regna sovrano. Esperienza totalmente negativa. Per quanto riguarda la competenza professionale meglio non pronunciarsi. Il codice 75 invece non sembra neanche parte della stessa struttura. Medici molto competenti e un’attenzione al paziente e ai parenti unica. Di un’umanita e gentilezza difficile da trovare.
Codice 56 riabilitazione neuromotoria il peggio del peggio. Dire che i medici sono scortesi e maleducati è un complimento. Addirittura durante un colloquio mi hanno pesantemente offesa. Ho ascoltato delle cose che neanche lontanamente mi sarei immaginata di ascoltare da un medico verso un parente di una persona ricoverata. Il menefreghismo regna sovrano. Esperienza totalmente negativa. Per quanto riguarda la competenza professionale meglio non pronunciarsi. Il codice 75 invece non sembra neanche parte della stessa struttura. Medici molto competenti e un’attenzione al paziente e ai parenti unica. Di un’umanita e gentilezza difficile da trovare.
Riferito al reparto di RECUPERO E RIABILITAZIONE FUNZIONALE
Ieri sono stata al Don Gnocchi e di preciso all''accoglienza 1/2..,ho trovato anche io una scortesia e una cafonaggine, nn so se parliamo della stessa persona poteva avere una 60ina d''anni capelli grigi lisci..modo antipatico.ero con mia madre che dovevo compilare un modulo e in più farlo firmare .Io con garbo facendole capire che mia madrenon poteva firmare..ed in modo poco rispettoso ma anche nei confronti di una signora anziana ipovedente..ha risposto da cafona...ma levatele certe persone se fanno un lavoro che non piace e metteteci i giovani che hanno bisogno di lavoro e sono più gentili..queste persone nn sono degne di stare in certi posti..signora capelli lisci tipo caschetto grigi ha degli occhiali da vicino colore rosso
Ieri sono stata al Don Gnocchi e di preciso all''accoglienza 1/2..,ho trovato anche io una scortesia e una cafonaggine, nn so se parliamo della stessa persona poteva avere una 60ina d''anni capelli grigi lisci..modo antipatico.ero con mia madre che dovevo compilare un modulo e in più farlo firmare .Io con garbo facendole capire che mia madrenon poteva firmare..ed in modo poco rispettoso ma anche nei confronti di una signora anziana ipovedente..ha risposto da cafona...ma levatele certe persone se fanno un lavoro che non piace e metteteci i giovani che hanno bisogno di lavoro e sono più gentili..queste persone nn sono degne di stare in certi posti..signora capelli lisci tipo caschetto grigi ha degli occhiali da vicino colore rosso
Riferito al reparto di RECUPERO E RIABILITAZIONE FUNZIONALE
Signora bionda con occhiali (intorno 60 anni)che lavora in accoglienza sportello 1-2, molto scorteze,urla non spiega bene le cose,non e di sicuro di aiuto.
E 4 volta che vengo e sempre uguale,gente che si lamenta,nemeno una persona contenta quando esce.
Visto che non e di sicuro competente,ma con tutta gente che e capace di fare questo lavoro con quore proprio una come lei dovete tenere?
Signora bionda con occhiali (intorno 60 anni)che lavora in accoglienza sportello 1-2, molto scorteze,urla non spiega bene le cose,non e di sicuro di aiuto.
E 4 volta che vengo e sempre uguale,gente che si lamenta,nemeno una persona contenta quando esce.
Visto che non e di sicuro competente,ma con tutta gente che e capace di fare questo lavoro con quore proprio una come lei dovete tenere?
Riferito al reparto di RECUPERO E RIABILITAZIONE FUNZIONALE

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