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La storia di Giorgia R

Il primo impatto

Come sei arrivato a capire che nella tua vita aveva fatto incursione questa malattia?

Da circa quattro anni erano diventati evidenti reazioni esagerate ed incontrollate ad ogni minimo stimolo; scatti di rabbia, perdita totale del controllo in situazioni di stress e cambi repentini ed improvvisi di umore.
Circa un anno e mezzo fa, dopo un ricovero nel reparto di neurologia, l'anoressia iniziò a divorarmi ( quei meccanismi anoressici c'erano sempre stati nella mia mente, ma fino a quel momento ero riuscita a tenerli per me, un patto segreto tra me e quella maledetta voce).

Quali sono state le reazioni tue e di chi ti circonda?

Questa situazione ha drasticamente capovolto la mia vita, sotto ogni suo aspetto. La mia famiglia ha faticato molto ad entrare nell'ottica della malattia, ancora oggi fa molta fatica; io ho dovuto accantonare tutti i miei progetti e tutto ciò su cui avevo lavorato fino a quel momento: università, hobby, amici, progetti futuri; tutto sparito, tutto portato via da un insieme di condizioni mentali che ti soffocano e non ti lasciano via di scampo.


Come si affronta

Come ti sei curato? Quali le tappe o le fasi più significative del tuo percorso terapeutico?

Ho provato molte terapie, prima di trovare quella "vagamente" più adatta a me. Il primo farmaco utilizzato fu il Laroxil e successivamente il Tegretol; lasciai tutto pochi mesi dopo, avevo appena 18 anni e non sopportavo l'idea di sottostare a degli psicofarmaci.
Quando iniziai poco più di un anno fa il mio percorso in un centro a Roma mi furono prescritti vari farmaci: cypralex, tegretol e rivotril; poi la cura cambiò, il dosaggio del tegretol aumentò e venne aggiunto il seroquel ed il felison; attualmente la cura farmacologica è cambiata di nuovo: 450 mg di carbolithium, 100 mg di seroquel, 200 mg di tegretol e 30 mg di felison.
Tutto ciò ovviamente sostenuto da un percorso di psicoterapia che seguo settimanalmente e sono sotto lo stretto controllo della dietista.
Nei mesi precedenti sono stata sottoposta a test diagnostici ( dei vari DSM ), con un responso di depressione maggiore e pensieri suicidi, disturbi dissociativi, marcato DCA ( anoressia nervosa),e disturbi dell'umore NOS.


Cosa cambia

Come è cambiata la tua vita da quando hai affrontato/stai affrontando questo problema di salute?

È tutto cambiato, è come se la malattia avesse cancellato tutto. Avevo programmato un futuro e stavo lavorando per farlo mio ed invece mi sono ritrovata senza niente, tutto sparito. Non sono più in grado di prendere ogni minima decisione, ogni piccolo spostamento diventa difficile da gestire a causa dei pasti e del mio stato di salute; ho perso tutta la forza e la vitalità che avevo prima, sono una persona completamente diversa. Quando ripenso al passato mi sembra di osservare un film, io sono solo una spettatrice lontana e distaccata che osserva; non riconosco nulla di mio nei gesti che osservo nei miei ricordi. Quel modo di fare, di pormi, di agire e di pensare, quella non sono io; almeno non più.

Quali sono le emozioni che quotidianamente devi affrontare?

Mi sento perennemente sola ed incompresa. Il non riuscire a controllare i miei scatti di rabbia durante i quali mi dissocio mi logora dentro; saper di fare del male agli altri anche solo attraverso le parole e non poter fare nulla per fermarti è terribile; ognuno dovrebbe avere il controllo sul proprio corpo; io l'ho perso tempo fa.
Mi sento inutile, mi sento un peso, un peso enorme per tutti.
In questo lasso di tempo ho più volte pensato che la morte sia l'unica soluzione, l'unica via di fuga.
L'anoressia poi ti porta alla disperazione; si finisce per autoidentificarsi con la malattia, e senti di non poterla tradire; sei lo fai lei te la farà pagare come peggio può; inizia con i sensi di colpa che ti masticano e ti sputano a terra umiliata, fino ad arrivare ai tagli per farti "sentire" viva nonostante il desiderio di morire.


Piccoli consigli di Giorgia

Come reagire

Parlate, parlate più che potete; cercate delle valvole di sfogo.
Leggete, scrivete, disegnate, suonate; fate qualunque cosa riesca a far esprimere anche solo una piccola parte di voi, vi sentirete meno soli.
Ma soprattutto, chiedete aiuto a delle figure competenti, da soli finisce tutto per essere troppo difficile.

Come dirlo alle persone care

La vostra famiglia e i vostri amici potrebbero all'inizio non capirvi, proprio come è successo a me; ma non rinunciate perché c'è in ballo la vostra vita non la loro. Non arrabbiatevi se non vi capiranno, il dolore interno è qualcosa di talmente tanto profondo che capirlo dall'esterno è difficile se non impossibile. Con il tempo chi vi vuole bene imparerà a capirvi, e a vedere quel dolore nei vostri occhi spenti.

Come informarsi sulle cure migliori

Chiedete consigli a medici di fiducia, cercate online centri specializzati e soprattutto, almeno nel mio caso, è stato utile parlare e chiedere consigli a chi questo inferno l'ha già vissuto e lo sta vivendo tutt'ora, perché non c'è nessuno in grado di capirvi meglio di chi sta soffrendo come voi.

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