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La storia di Miriam

Il primo impatto

Come sei arrivato a capire che nella tua vita aveva fatto incursione questa malattia?

A dire il vero per molto tempo mi è stato difficile capirlo. Credo di avere iniziato a soffrire di bulimia intorno ai 15 anni, ma solo a 22 anni ne ho preso coscienza. Mi sono iscritta a Psicologia, e ovviamente ho dovuto studiare anche i disturbi alimentari: solo a questo punto mi sono ritrovata nelle descrizioni della bulimia, e ho iniziato a mettere in dubbio quello che era stato sino a quel momento il mio rapporto con il cibo e con il mio corpo. Era difficile capire la mia situazione da fuori, perché non ho mai attraversato periodi di cambiamento corporeo, né avevo apparenti problemi di peso. Sono così andata dal mio medico di base, ma non mi ha presa sul serio: allora ho cambiato medico di base, e questa volta sono stata indirizzata all’ospedale San Paolo di Milano.

Quali sono state le reazioni tue e di chi ti circonda?

Devo premettere che inizialmente non ho detto nulla a nessuno del mio problema. Temevo, in particolare, di parlare con i miei genitori, perché avevo paura di deluderli e di farli preoccupare. Ho preferito dunque iniziare in autonomia il percorso con una terapeuta, e mi sono poi confidata con un’amica, anche se con gran fatica. Quando ti trovi in situazioni simili sei preda di emozioni più grandi di te…Devo dire però che, appena finalmente ho parlato con i miei, loro mi hanno aiutato moltissimo. Non è stato facile fare capire quale fosse il mio problema, perché quando si parla di disturbi alimentari il pensiero corre sempre all’evidenza dell’anoressia: ci sono riuscita con l’aiuto del terapeuta, e la loro capacità di non giudicarmi mi ha dato gradualmente il coraggio di parlarne anche con altre persone.


Come si affronta

Come ti sei curato? Quali le tappe o le fasi più significative del tuo percorso terapeutico?

Il mio percorso di cura è durato ben sei anni; risolto il disturbo alimentare in senso stretto, infatti, ho dovuto mettere a punto altri aspetti della mia vita. Bisogna considerare che ci ha questi problemi tende a strutturarsi intorno al proprio disturbo. Fra le tappe più significative, comunque, rientra senza dubbio il momento in cui ho parlato con la mia famiglia; ma anche i primi momenti con il terapeuta, per certi aspetti di scontro e di contrattazione. Quando ho accettato l’idea di poter vedere le cose in maniera diversa le cose hanno iniziato a “girare” meglio.


Cosa cambia

Come è cambiata la tua vita da quando hai affrontato/stai affrontando questo problema di salute?

Prima la mia vita era condizionata dalla smania di controllo, del cibo come del peso. Mi precludevo diverse esperienze, perché temevo puntualmente il giudizio altrui. Adesso è come se avessi ricominciato a vivere di nuovo! Ho iniziato a fare tutto ciò che prima mi vietavo.

Quali sono le emozioni che quotidianamente devi affrontare?

La tristezza è l’emozione che ancora più delle altre fatico a gestire. Tendo alla depressione, talvolta sono soggetta a crolli dell’umore, che però gestisco meglio di un tempo. Mi sento tuttavia molto più libera quando vivo emozioni positive, che sono piene e non, come prima, infangate.


Piccoli consigli di Miriam

Come reagire

Suggerirei di non essere soli, di parlare e confidarsi anche solo per avere una diversa visione delle cose dai propri interlocutori. Consiglierei anche di chiedere aiuto a strutture specializzate.

Come dirlo alle persone care

Si fa fatica a condividere difficoltà che sembrano più grandi di te. Per parlarne con la mia famiglia a me è servito mettere subito in chiaro che ero conscia di avere un problema, e che già mi stavo facendo aiutare.

Come informarsi sulle cure migliori

Non mi sono informata su Internet, per cui non saprei se consigliarlo. Credo valga la pena di chieder consiglio a persone esperte, anche solo al proprio medico di base o al farmacista, per essere indirizzati a professionisti qualificati.

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